mercoledì 17 luglio 2013

LA LUNGA STRADA DEL COGNOME MATERNO IN ITALIA / Parte prima

LA DIFFUSIONE DEL PROGETTO SUL DOPPIO COGNOME
I primi eventi

di Iole Natoli

 

Nella seconda metà dell'800 il deputato pugliese Salvatore Morelli [1] aveva presentato, senza successo, una proposta di riforma del cognome dei coniugi e, conseguentemente, dei figli.
Sembra però assodato che nel secolo XX il punto di partenza dell'ipotesi del doppio cognome in Italia sia stato il mio articolo del giugno 1979 [->], mentre, per il cognome unico a scelta, l'inizio è certamente da ravvisare nel progetto parlamentare dell’ottobre 1979 dell’on. Magnani Noya.


Poco noto è tuttavia il percorso di diffusione dell’idea del doppio cognome dopo il 1979, anche in rapporto alla prima causa civile per il cognome materno in Italia (la mia del 1980-82).
Già nel ’79 iniziavo a instaurare contatti per creare al mio progetto sul doppio cognome un possibile approdo in Parlamento. Il primo, tramite posta, fu col Partito Radicale, al quale proprio in quegli anni mi ero iscritta. Quando però in casa di Giuseppina Maisano, moglie di Libero Grassi allora in vita, ebbi modo di conoscere di persona

nel corso di una riunione Adele Faccio, appresi che il partito, assorbito dalla campagna contro la fame nel mondo, non aveva reputato abbastanza degno di attenzione il tema che io avevo proposto.

Fu un brutto colpo e tuttavia non mi arresi. Dopo qualche tempo, a causa di una iniziativa mia e di Pina Maisano Grassi,  con cui ero rimasta in rapporti di amicizia pur avendo già abbandonato il partito [1], presi contatto con esponenti della sinistra dell’Assemblea regionale siciliana in relazione all’installazione dei missili a Comiso [2].



Incontratami nel gruppo parlamentare comunista con Simona Mafai, le accennai del mio progetto sul cognome materno. Mi disse di parlarne con Angela Bottari, cosa che feci. A quanto mi fu dato poi di scoprire,  i temi giudicati più pressanti dai vari partiti non lasciavano già allora spazio alcuno per avviare riforme sul cognome. La deputata comunista si mostrò fortemente interessata, promise che se ne sarebbe occupata, ma la legge contro la violenza sessuale la impegnava in quel momento a tal punto da indurla a rinviare il mio progetto a un momento successivo…




che poi non venne perché, come Angela ebbe a dirmi molti anni dopo, “tutte le riforme che incidono su rapporti di potere consolidati si bloccano”.

Quello non fu tuttavia che il secondo contatto diretto. 
Altri ne ebbi, benché solo tramite posta, con Carla Ravaioli e con Elena Marinucci per conto di Margherita Boniver, all’epoca deputata socialista. In quella stessa quella legislatura (VIII) era stata però presentata dalla socialista Maria Magnani Noya, nell’ottobre del 1979, la proposta sul cognome unico a scelta.




Pur dichiarandosi interessata al mio progetto, cui attribuiva una portata “rivoluzionaria”, Marinucci non poteva così che comunicarmi l’impossibilità per il partito di presentare due progetti diversi. La sua riserva su una certa “macchinosità” ravvisata nella mia soluzione si spiega con le considerazioni che seguono.

I riferimenti dei nostri parlamentari erano all’epoca più centro-europei [3] che marcatamente mediterranei, almeno in questo settore. L’esempio spagnolo, d’altronde, non appariva molto promettente, dato che quella stessa semplificazione dei cognomi che era stata da me indicata nel ’79 fu adottata in Spagna solo molti anni dopo. Peraltro, benché nel mio progetto la limitazione di un cognome per genitore fosse espressa con molta chiarezza, l’ordine dei cognomi determinato dal sesso, presente nelle prime stesure [4], lo rendeva forse scarsamente appetibile.

(Continua con la seconda parte)

 

Milano, 17 Luglio 2013

© Iole Natoli

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Note:
[1] Come risulta da alcuni scritti on line, nel secolo XIX qualcuno avrebbe già avanzato l’ipotesi del doppio cognome, non mi è chiaro fin qui se in qualche scritto o in un progetto di legge. Mi riprometto quindi di documentarmi il più possibile sull’attività di Salvatore Morelli (1824 – 1880), deputato della Camera Regia, per conoscere anche le modalità con le quali si sarebbe dovuta attuare la riforma.

[2] La mia disiscrizione dal partito non fu causata dal disinteresse registrato nei confronti del cognome materno, benché non lo avessi certo accettato di buon grado, ma dallo sterile ostruzionismo parlamentare, da me non condiviso, ai tempi dell’approvazione della legge Reale.

[3] Denuncia contro Spadolini all’Inquirente (L’Ora, 23 Settembre 1981).

[4] Germania dell’Est e Jugoslavia.

[5] Vedi i primi quattro post di questo Blog.

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EDUCARE AL RISPETTO DI GENERE FIN DALLA NASCITA

Il diritto al doppio cognome è del figlio

PROPOSTA DI LEGGE in 10 articoli per il DOPPIO COGNOME

PARITARIO All’attenzione del Parlamento italiano         

8 Maggio 2013
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[3]

[4]

3 commenti:

  1. Buonasera.
    Anche se non sono d'accordo con l'articolo 3 (che trovo anche confusionale), firmo volentieri questa "petizione".
    saluti

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  2. Grazie per la firma. Quanto all'art. 3 dovrebbe indicarmi cosa esattamente le appare confuso, dato che l'articolo consta di 5 commi... non posso certo tirare a indovinare. Cordialmente.

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  3. Vai anche a "LA LUNGA STRADA DEL COGNOME MATERNO IN ITALIA / Il Passato, il Presente, il Futuro"
    http://cognomematerno-archiviostorico-italia.blogspot.it/2014/02/la-lunga-strada-del-cognome-materno-in.html

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