mercoledì 3 luglio 2013

AI FIGLI IL COGNOME DELLA DONNA


Come si comportano negli altri Paesi
di Iole Natoli
(quotidiano L’ORA, Palermo, 30 Dicembre 1980)

PREMESSA
Come ho scritto quando ho inserito i precedenti articoli, avevo evitato per lungo tempo di mettere on line i miei vecchi articoli a stampa sul Cognome materno, perché il trascorrere degli anni me ne aveva reso evidenti alcuni limiti.
Essi però non attestano solo dell’evoluzione di un progetto, ma informano sul diffondersi dell’idea del DOPPIO COGNOME tra il pubblico, sia pure con una lentezza esasperante, come accade per qualsiasi iniziativa da cui discenda una modifica del costume sociale.
Anche qui commenterò in alcune note i punti che, in positivo o in negativo, riterrò necessario evidenziare.
                                   
Nel 1980 l’avvenimento più importante sulla strada dell’emancipazione femminile è avvenuto a Copenaghen, dove duemila donne si sono riunite per la II Conferenza mondiale sulla condizione femminile, promossa dall’Onu. Tra gli obiettivi individuati ed inseriti nella piattaforma rivendicativa, per l’attuazione d’una effettiva parità tra i sessi, c’è il riconoscimento del diritto della donna coniugata di trasmettere il proprio cognome alla prole [1].                                                                                                                               (continua -->)

In Italia il problema è già d’attualità, per via d’una causa civile promossa a Palermo, che mira ad ottenere su questo specifico argomento una sentenza della Corte Costituzionale [2]. Ma negli altri Paesi, qual è la situazione al momento attuale?                                              
Un’indagine da noi svolta, con la cortese collaborazione di alcune ambasciate straniere in Italia, ha confermato le previsioni circa la regola generale. Ed infatti nella maggior parte dei paesi per i quali si è avuta risposta, i figli nati nel matrimonio portano sempre e soltanto il cognome


del padre. Alcune eccezioni però esistono e meritano di essere conosciute. Citerò dunque i casi della Spagna, dell’Austria e della Norvegia, significativi e diversi fra loro.
In Spagna i figli portano e conservano sempre, per regola generale, il cognome paterno seguito da quello materno.
In Austria i figli portano un unico cognome, che è sempre quello del padre.  Tuttavia, poiché il


cognome dei coniugi deve essere unico, il codice austriaco prevede che i fidanzati, prima di contrarre matrimonio, possano scegliere quale cognome comune quello della donna. In questo caso i figli avranno il cognome [3] della madre, ma solo per via indiretta; ed infatti ciò accadrà solo perché il cognome della donna sarà divenuto anche cognome dell’uomo, in virtù di quella scelta.
In Norvegia ci troviamo di fronte ad un capovolgimento della situazione. Per regola iniziale, infatti, il bambino nato nel matrimonio prende il cognome della madre. Se si preferisce che il figlio abbia il cognome del padre, è necessario darne comunicazione all’autorità
entro sei mesi dalla nascita del bambino. Ciò qualora i coniugi abbiano mantenuto due cognomi diversi. In Norvegia, infatti, esiste anche la possibilità, sia per l’uomo che per la donna, di scegliere all’atto di contrazione del matrimonio il cognome dell’altro coniuge. In tal caso di verificherà il caso opposto a quello che può determinarsi in Austria; cioè il figlio porterà il cognome [4] del padre solo se esso sarà divenuto anche cognome della donna.
Ampia possibilità di scelte individuali in Norvegia, parità non completa in Spagna, esile scappatoia per il diritto della donna in Austria. E negli altri Paesi? In Svizzera, Usa, Paesi Bassi, Lussemburgo, Danimarca, la situazione è analoga alla nostra [5]. Il padre, è il caso di dirlo, impera. In Svizzera, tuttavia, è in corso una procedura di revisione della normativa vigente. È presumibile che nella maggior parte degli Stati, per i quali tuttavia non si hanno notizie certe, le norme poco si discostino dalla patronimia, scelta dal maschilismo quale regola aurea, a sostegno della propria visione del mondo. C’è da augurarsi che l’Italia possa uscire da tale posizione di arretratezza civile, per allinearsi con i paesi più avanzati sul piano della parità dei diritti.
Questo sarà, si spera, uno fra i temi della lotta delle donne, nei mesi a venire.
Palermo 30 Dicembre 1980 - Milano, 3 Luglio 2013
© Iole Natoli
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EDUCARE AL RISPETTO DI GENERE FIN DALLA NASCITA
Il diritto al doppio cognome è del figlio
PROPOSTA DI LEGGE in 10 articoli per il DOPPIO COGNOME
PARITARIO All’attenzione del Parlamento italiano         
8 Maggio 2013
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Note odierne all'articolo del 1980
[1] A_ In realtà, anche al di fuori del matrimonio si è sempre posto lo stesso problema nel caso di riconoscimento contestuale alla nascita del figlio. Proprio allo scopo di aggirare l’ostacolo, diverse coppie non coniugate hanno scelto la via del riconoscimento paterno differito.
B_ Diversamente dalla legislazione di altri Paesi e dalla convinzione comune, non esiste da noi un diritto di “trasmissione” del cognome ai figli, come ho scoperto in seguito alla sentenza sul mio caso, la prima sull’argomento in Italia, qui citata alla nota successiva. Il cognome viene “acquistato” dal figlio e non c’è alcun genitore che “trasmette”.
[2] Cognome Materno ai Figli / PRIMA SENTENZA in ITALIA del Tribunale di Palermo - 1982 (-->).
[3] cognome “originario”, nel testo a stampa.
[4] cognome “originario”, nel testo a stampa.
[5] Il riferimento è esclusivamente all’anno 1980. Successivamente, sono stati introdotti mutamenti. Il Lussemburgo, ad esempio, ha modificato le disposizioni sui cognomi con Legge del 23 dicembre 2005.
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Precedenti:
_ Doppio cognome per i figli in Italia. Primo mio scritto sull'argomento del giugno 1979 / La soppressione della donna nella struttura familiare (-->)
_ Il 143 bis del codice civile e il DOPPIO COGNOME dei figli in Italia / Ma è proprio obbligatorio il cognome del marito? (-->)
Successivi:
_ Perché al figlio il cognome del padre? (-->)
Evoluzione sociale, modello familiare e formazione dell’identità: ipotesi per un mutamentomensile “Il Confronto meridionale”, Palermo, Maggio 1988 (-->). 



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