UNA PASSIONE CHE SI CHIAMA DONNA
o,
se volete, senso di dignità personale, rapporto consapevole di coppia e capacità reciproca di amare
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di Iole Natoli
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Da quando il Tribunale di Strasburgo ha condannato l’Italia, imponendole di
provvedere al più presto (un “presto”
letto come un “con comodo” dal nostro non solerte Parlamento) a varare
una legge non discriminatoria sul cognome dei figli, abbiamo ripreso a riferirci unicamente alle situazioni matrimoniali,
perché nel matrimonio si iscrive il
ricorso di Alessandra Cusan e Luigi Fazzo, che hanno ottenuto la storica
sentenza (->∆).
È alla loro tenacia che dobbiamo la
discussione e l’approvazione alla Camera del DDL 360, divenuto dopo accorpamenti e modifiche DDL 1628 a
seguito del suo approdo in Senato, ed è grazie alla loro fermezza e abilità -
la causa è stata condotta da Luigi Fazzo in prima persona - che otterremo
finalmente una legge, perché senza l’intimazione di Strasburgo il Parlamento
non avrebbe mai fatto nulla.
Nel matrimonio era anche la prima causa
italiana, che abortì nel 1982 (->∆). Nel matrimonio altre cause, finite
come la mia con un rifiuto.
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«I cambiamenti non scendono dal cielo, i cambiamenti si immaginano, si cercano, si reclamano e, a volte, si ottengono». Di Iole Granato, co-amministratrice di due gruppi di FB sul cognome.
domenica 15 febbraio 2015
LA LUNGA STRADA DEL COGNOME MATERNO parte terza - Lotta per il Cognome e CONVIVENZE
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