UNA PASSIONE CHE SI CHIAMA DONNA
o,
se volete, senso di dignità personale, rapporto consapevole di coppia e capacità reciproca di amare
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di Iole Natoli
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Da quando il Tribunale di Strasburgo ha condannato l’Italia, imponendole di
provvedere al più presto (un “presto”
letto come un “con comodo” dal nostro non solerte Parlamento) a varare
una legge non discriminatoria sul cognome dei figli, abbiamo ripreso a riferirci unicamente alle situazioni matrimoniali,
perché nel matrimonio si iscrive il
ricorso di Alessandra Cusan e Luigi Fazzo, che hanno ottenuto la storica
sentenza (->∆).
È alla loro tenacia che dobbiamo la
discussione e l’approvazione alla Camera del DDL 360, divenuto dopo accorpamenti e modifiche DDL 1628 a
seguito del suo approdo in Senato, ed è grazie alla loro fermezza e abilità -
la causa è stata condotta da Luigi Fazzo in prima persona - che otterremo
finalmente una legge, perché senza l’intimazione di Strasburgo il Parlamento
non avrebbe mai fatto nulla.
Nel matrimonio era anche la prima causa
italiana, che abortì nel 1982 (->∆). Nel matrimonio altre cause, finite
come la mia con un rifiuto.
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C’è però un percorso diverso, riguardante
i figli nati al di fuori del matrimonio, che mi sembra opportuno
ricordare e non solo perché l’iniziativa cui mi riferisco è abbastanza
articolata e dunque ampia, ma perché la
storia del cognome in Italia - al
pari di qualsiasi altra storia - è
fatta di TUTTE le iniziative che hanno contribuito a tracciarne il cammino.
Nessuna esclusa.
Mi riferisco all’azione svolta da Francesca Manna e Franco Perini, all’arrivo
del loro primo bambino e anche dopo.
Seguiamoli nel loro itinerario.
Nel 1998 nasce il primo
figlio della coppia. Francesca Manna, orientata inizialmente per il doppio cognome, adotta il differente punto di vista del compagno, convinta dalle sue argomentazioni.
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Non si ingaggia una
battaglia utilizzando ciò che c’è già - in questo caso il doppio cognome (per
i figli nati al di fuori del matrimonio, eh, per gli altri nisba!) - ma,
al contrario, cercando di affermare proprio ciò che è stato sempre negato nei
fatti, ovvero che, in caso di riconoscimento paterno successivo al
riconoscimento della madre, il figlio possa mantenere SOLO il cognome
materno.
È la via ragionata che decidono insieme di seguire.
Si presenta però un
problema pratico. L'Ufficiale di stato civile, dopo aver proceduto al
riconoscimento di paternità, deve comunicare al Tribunale dei minori quale
cognome i genitori vorrebbero fosse assegnato al figlio. La modulistica
allora in uso presso il Comune di Milano prevedeva solamente la sostituzione
del cognome materno con quello paterno o l'aggiunta del cognome paterno. Il
mantenimento del solo cognome materno, derivante dall'art. 262 del Codice
civile, non era minimamente ipotizzato. Manna e Perini, codice alla mano,
rivendicano il diritto di comunicare al Tribunale dei minori la preferenza
per il mantenimento del solo cognome materno, aggiungendo a penna tale
opzione al modulo.
Usciti dall'ufficio, ottengono
un colloquio urgente con il funzionario responsabile del settore per chiedere
la modifica della modulistica, che verrà in effetti successivamente
aggiornata inserendo il mantenimento del solo cognome materno come terza
opzione. Da allora i moduli del Tribunale dei minori di Milano contemplano
questa terza eventualità.
Con la nascita del primo
figlio nasceva anche il primo sito internet che la coppia dedicava al
cognome. La pubblicizzazione dell’iniziativa portò anche alla creazione del
comitato “Col Cognome delle Madri”, che rimase attivo solo per qualche tempo.
L’11 gennaio del 2000, il
Tribunale dei Minori di Milano disponeva finalmente con decreto il
mantenimento del cognome materno per il primo figlio.
«Questo è il primo caso in Italia nel quale, nell’ambito delle
coppie non sposate», rilevava in un’intervista Francesca Manna (->∆), «il Tribunale
si esprime per il solo mantenimento del cognome della madre». Aggiungeva
Franco Perini: «Dopo la nascita del
secondo figlio, siamo ritornati all’ufficio anagrafe di Milano in forze,
chiamando questa volta anche le televisioni».
Il decreto per il secondo
figlio arrivò il 22 novembre dello stesso anno.
«C’era qualcosa di diverso in questo secondo provvedimento», m’informo, «rispetto al decreto riguardante il primo
figlio?».
«Assolutamente no», è la risposta; «però
avevamo scoperto che c'era interesse sul tema da parte dei media, così
abbiamo pensato di creare un evento per dare risonanza alla questione» (->∆).
Successivamente il sito
internet fondato fu trasferito e reso più agibile e completo.
Ma le iniziative di Manna
e Perini non si limitarono alle mosse iniziali, alla creazione del sito e in
seguito di un gruppo su FB.
Nel dicembre del 2011,
raccogliendo le adesioni di altre persone interessate, la coppia inviava alla
Commissione europea una denuncia contro lo Stato italiano.
Accolta e valutata nel
merito, nel 2012 la richiesta a procedere fu respinta. La commissione rilevò
l’inesistenza di un’unitaria «normativa europea al riguardo», concludendo che
«a norma dei trattati dell’Unione europea, la Commissione non possiede alcuna
competenza generale per intervenire nel funzionamento del sistema nazionale
di un determinato stato membro».
Manna e Perini avevano
indirizzato la denuncia alla
Commissione europea con sede a Bruxelles, ben sapendo di non potersi
rivolgere alla Corte europea dei diritti dell'uomo, con sede a Strasburgo,
perché a quest’ultima può accedere soltanto chi ha già esperito i diversi livelli
giudiziari.
E con questo torniamo ai coniugi Cusan e Fazzo, che
dopo aver attraversato i gradi preliminari di giudizio e aver ricevuto un
sonante “NO” dalla Corte costituzionale, hanno regalato alla Consulta e
all’Italia intera un “NO” di peso ben maggiore. NO alla patrilinearità
obbligatoria, NO all’’esclusione delle madri, NO all’assenza di leggi
esplicite sul cognome dei figli, NO alla discriminazione contro la donna che,
se pure non ufficialmente dichiarata, è stata riconosciuta con disinvoltura
come “legittima” in uno Stato che si dichiara democratico, a datare dalla
lontana sentenza del 1982 (->∆).
NOTA
Per gli altri articoli
della serie “LA LUNGA STRADA DEL COGNOME MATERNO” andare ai link seguenti:
Parte 1ª / La diffusione
del Progetto sul Doppio Cognome - I primi eventi (->∆)
Parte 2ª / Il Passato, il Presente, il Futuro (->∆)
Milano,
15 febbraio 2015 © Iole Natoli
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«I cambiamenti non scendono dal cielo, i cambiamenti si immaginano, si cercano, si reclamano e, a volte, si ottengono». Di Iole Granato, co-amministratrice di due gruppi di FB sul cognome.
domenica 15 febbraio 2015
LA LUNGA STRADA DEL COGNOME MATERNO parte terza - Lotta per il Cognome e CONVIVENZE
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